Percorrila a piedi o in bici!

Come si attraversa il Navile?

La ciclovia del Navile, non è una ciclovia qualsiasi! Chi la percorre deve tenere conto di attraversare un’ecosistema naturale e antropizzato. La ciclovia infatti è immersa in una natura delicata e predominante, che va preservata.

Quando è stata progettata, si è scelto di procedere al riordino del percorso storico lungo la restara del Canale senza modificarne l’ambiente: il percorso non è asfaltato ma mantenuto in forma di strada bianca o sentiero in alcuni punti.

Come ogni ciclovia, il percorso è sia pedonale che ciclabile, per cui è necessario tenere conto della presenza di utenti dalla velocità diversa, con rispetto, attenzione e cura.

Per chi percorre in bici il canale sarà necessario tenere presente che i pedoni, tra i quali anche bambine e bambini e persone più anziane, hanno la precedenza sul percorso, e possono non sentir sopraggiungere le persone in bicicletta: procedete con attenzione in presenza di pedoni e, se necessario, scendete di sella per non mettere a disagio le persone a piedi.

Per chi lo percorre a piedi, prendetevi lo spazio necessario a passare in sicurezza ma in considerazione della presenza di altri mezzi, e se vi è possibile farlo in sicurezza, considerate se cedere il passo a chi passa in bici.

Il percorso non è adatto ad essere percorso in velocità, ma si presta a una fruizione lenta, che permetta l’ascolto degli uccelli e la convivenza con persone a piedi di tutte le età. 

Godetevi il paesaggio, e buon divertimento!

Tappe:

Prima tappa

Sostegno della Bova 

Qui nacque il Canale Navile nel 1221. Siamo a 5,3 km dalla grande Chiusa di Casalecchio sul fiume Reno, una grande e antica opera idraulica ancora funzionante! È il punto in cui alcuni canali minori, in uscita dalla città, confluiscono in un unico corso d’acqua: Cavaticcio e Canale delle Moline, che porta con sé l’Aposa e il Canale di Savena. Nel 1284 era situato qui il primo porto di Bologna, detto del Maccagnano (oggi via Bovi Campeggi). A causa dei continui interramenti cessò di funzionare pochi anni dopo. Quando venne costruito il Porto dentro le mura, la Bova divenne il primo dei sostegni che permettevano la navigazione risolvendo il problema dei dislivelli. A disegnarlo fu Floriano Ambrosini nel 1594. Ancora oggi possiamo vedere la conca di navigazione e le strutture di manovra gestite dal sostegnarolo che viveva nella casa gialla con la scritta ”alloggiamento idraulico-La Bova”. 

Sapevate che?

Bologna ottocento anni fa si dotò di una rete artificiale di decine di chilometri di vie d’acqua, che le permisero di diventare un’economia fiorente. In città i canali facevano da motore a molini, cartiere e seterie. Il Navile era l’unico navigabile: a bordo dei burchielli che facevano la spola tra Bologna e Ferrara, Ravenna e Venezia, troviamo i Signori di Bologna, papi, celebri nobildonne e protagonisti della storia cittadina. Tra loro, la leggenda vuole che ci fosse anche Santa Caterina, la Santa di Bologna, che percorse il canale il 9 marzo 1463. Un’edicola nel Parco dei Giardini ricorda il suo viaggio.    

Fonte: 

“Il Nostro Navile” a cura di Mauro Tolomelli

Seconda tappa

Sostegno del Battiferro

Fin dal Medioevo l’area ha rappresentato un importante distretto produttivo, così chiamato per la presenza di una magona, ossia un laboratorio per la lavorazione di ferro e rame. La forza dell’acqua era molto maggiore dei giorni nostri e consentiva di muovere i magli per battere e sagomare il metallo. Si possono distinguere ancora oggi la Fornace Galotti, ora Museo del Patrimonio Industriale, una cartiera poi divenuta pila da riso, il deposito del legname e in anni più recenti, precisamente nel 1901, una delle prima centrali idrotermoelettriche che sfruttava un salto d’acqua di 4 metri. Qui la struttura del sostegno conserva tutti gli organi di controllo, inclusi i portoni a due battenti detti porte vinciane. La casa di manovra è costruita su un’isola. In questo modo la sera il sostegnarolo che vi viveva a fianco con la sua famiglia poteva ritirare il ponte mobile e riposare al sicuro. Sulla facciata è visibile uno “scudo” in arenaria con lo stemma papale a ricordo dei lavori eseguiti nel 1548 da Jacopo Barozzi detto il Vignola, chiamato da Papa Paolo III Farnese. L’architetto sostituì alla quattrocentesca struttura in legno il mattone. A questo punto il Navile si biforca dividendosi in Fossetta e Canalazzo, l’uno navigabile, l’altro con funzione di scaricatore delle acque in esubero. Il sostegno è ancora funzionante per il controllo dei flussi e la prevenzione delle piene.

Sapevate che?

Col suo transito di 200.000 tonnellate di merci all’anno, il porto di Bologna era uno dei più importanti d’Europa, primato invidiabile per una città lontana quasi 100 chilometri dal mare e non attraversata da un grande fiume. I natanti superavano i dislivelli del Navile grazie ai “sostegni” o conche di navigazione, regolate da portoni a due battenti detti porte vinciane poiché l’invenzione si deve al genio di Leonardo da Vinci e le troviamo fra i disegni del “Codice Atlantico”. Leonardo da Vinci visitò Bologna insieme a Giuliano de’ Medici, il re di Francia Francesco I e Papa Leone X nel 1515. Le operazioni per superare ogni Sostegno duravano in media circa mezz’ora. Per la manutenzione del canale lavoravano molte persone, tra cui il sostegnarolo nella casa di manovra, il battifango che provvedeva alla manutenzione delle sponde, il cavalcante che controllava e ordinava gli interventi necessari e il catenarolo e il gabelliere che regolavano i pedaggi. 

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Il Nostro Navile a cura di Mauro Tolomelli

Tersa tappa

Museo del Patrimonio Industriale

Il Museo del Patrimonio Industriale documenta la storia economico-produttiva di Bologna e del suo territorio dall’età moderna a quella contemporanea. L’edificio risale ad una fornace da laterizi costruita nella seconda metà dell’Ottocento. Al piano terra si può visitare il forno Hoffmann, che oggi ospita le collezioni scientifiche della più antica scuola tecnica della città. Con l’argilla di qualità del Navile venivano prodotti elementi decorativi e strutturali per edificare e grandi vasi di uso domestico. Il Museo illustra l’antica arte della seta che sfruttava un sofisticato reticolo di distribuzione delle acque per la forza motrice. E’ affascinante vedere in azione il mulino da seta alla bolognese grazie ad una riproduzione in scala 1:2. Un altro modellino funzionante mostra il principio idraulico e le fasi di riempimento dei sostegni di navigazione. All’ultimo piano è possibile comprendere la storia dell’industria meccanica nel territorio, che vede Bologna, specialmente nei settori del packaging e della motoristica, protagonista a livello internazionale. 

Sapevate che?

Un tempo non si buttava via niente. Quando cominciarono a scavare il canale, nacque l’idea di usare l’argilla per farci mattoni, olle, e statue in terracotta che andarono ad abbellire Bologna rossa. Le fornaci operative lungo il Navile erano decine e davano lavoro a centinaia di operai. La Fornace Galotti che oggi ospita il Museo iniziò l’attività nel 1887 e chiuse nel 1966.   

Fonte: 

Il Nostro Navile a cura di Mauro Tolomelli

Quarta tappa

Sostegno del Torregiani

Così chiamato da quando nel Settecento l’architetto Alfonso Torreggiani originario di Budrio in provincia di Bologna, restaurò la casa di manovra. Il sostegno risale al 1560, opera del Vignola che lo aggiunse, unitamente al Landi, ai preesistenti Battiferro e Grassi. Fu costruito per rallentare ulteriormente la velocità dell’acqua dovuta alla pendenza del terreno verso Corticella. Conserva la conca esagonale privati dei portoni vinciani. 

Sapevate che?

Lungo il Navile c’erano molte osterie per la gioia dei naviganti, che svolgevano anche il ruolo di botteghe e locande. Di queste è testimone Sandro al Navile, la cui licenza è datata 1861, che nacque come bottega-trattoria in cui i viaggiatori e soprattutto i tanti barcaioli potevano acquistare beni di prima necessità, riposare e gustare i piatti della tradizione tuttora tanto apprezzati. Si trova all’interno di un antico Borgo caratterizzato dallo stile architettonico di fine ottocento, dotato di un piccolo portico e finiture originali del tempo. 

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Il Nostro Navile a cura di Mauro Tolomelli

Terza tappa

Sostegno del Landi

Detto il Sostegnazzo, anche questo sostegno prende il nome dall’architetto che restaurò la conca esagonale, ancora oggi intatta, a metà del 1700. Risale come il Torreggiani al 1560 ad opera del Vignola. La costruzione su cui campeggia la scritta Casa di Manovra-Sostegno del Landi era sede del Genio civile che sovrintendeva alla gestione dei sostegni lungo il Navile. Di fronte al Landi c’è la residenza ”Parco del Navile” che sorge al posto di una vecchia cartiera del ‘700 rimasta in funzione fino al 1950 grazie alla forza motrice dell’acqua. Era una cartiera del “riciclo”. Il riciclo era inizialmente anche di stracci e paglia

Sapevate che?

Lungo il Navile veniva messa a macerare la canapa che Bologna produceva in grande quantità fino alla metà del secolo scorso. Il ramo tessile: seta, canapa e lana, movimentò il porto per secoli. Facendo un po’ di attenzione si possono ancora notare tracce dei maceri, piccoli laghi artificiali di forma rettangolare scavati a poca distanza dalla casa e alimentati dall’acqua del canale. Dopo la macerazione della canapa l’acqua veniva riciclata in modo molto ingegnoso! I contadini tutti insieme scaricavano l’acqua ricchissima di sostanze vegetali nel Navile mentre la navigazione veniva interrotta per un giorno e all’altezza di Bentivoglio l’enorme massa d’acqua verde-bruna veniva deviata dentro le risaie, un bell’esempio di concimazione biologica!

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Il Nostro Navile a cura di Mauro Tolomelli

Sesta tappa

Sostegno del Grassi

Detto il Sostegnino, in quanto la sua conca è più piccola delle altre, fa parte del secondo “lotto” di sostegni strutturati in muratura dal Vignola con le porte vinciane La casa del custode è rettangolare, con portichetto.

Sapevate che?

Lungo il Navile, così come sul Canale di Reno, esistevano postazioni in cui le donne entravano per risciacquare il bucato. Il lavaggio avveniva in precedenza mettendo la cenere di legno in acqua calda per produrre la lisciva usata come detergente naturale. I sali di sodio e potassio in acqua si trasformano in soda e potassa caustica con azione pulente e disinfettante, senza inquinare! La miscela veniva lasciata decantare per separarla dalla cenere e successivamente filtrata attraverso un telo di canapa detto zindrandal e in essa veniva immersa la biancheria. Dopo il tempo previsto le lavandaie portavano i cesti al Canale per terminare il lavaggio sbattendo e strofinando sulle superficie del bordo vasca. Lungo il canale si trovano ancora le buche usate dalle donne per proteggersi durante il risciacquo che richiedeva tanto tempo e tanta acqua ed era un lavoro molto faticoso. I panni venivano poi stesi ad asciugare sulle corde o sulle siepi per sfruttare l’emissione di ossigeno sbiancante dei vegetali durante la notte. Detersivi biologici di un tempo!

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Il Nostro Navile a cura di Mauro Tolomelli

Settima tappa

Ponte della Bionda

Si dice che Bologna abbia sette misteri, l’ottavo è quello della bionda di Bologna? Chi era costei? Forse una giovane lavandaia che lavorava lungo il canale passata alla leggenda. Il ponte risale al 1680 in sostituzione di un ponte di legno usato per consentire al cavallo di passare, in risalita, alla destra  della Fossetta. In questo punto Canalazzo e Fossetta si riuniscono in un unico canale. La zona è caratterizzata dai salici, alberi tipici di zona umida che venivano piantati per ricavarne tralci per legare la vite e fare cesti e per fare la trazza, un intreccio di sottili ritagli di corteccia con cui realizzare cappelli e stuoie.

Sapevate che?

Bologna un tempo era soprannominata la “piccola Venezia”, città di canali e di ponti. Quelli lungo il canale erano utili anche ai cavalli che trainavano burchi, burchielli e sandali controcorrente con il sistema dell’alaggio, aggiogati a una lunga fune chiamata “alzaia”. Sulla riva, nell’immediata vicinanza del ponte si scorge una serie di laterizi posti in verticale per agevolare l’azione del cavallo nelle operazioni di ingresso alla conca. Se osservi con attenzione noterai che la spalletta è bassa per agevolare il passaggio della corda che tirava il barcone.

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Il Nostro Navile a cura di Mauro Tolomelli

Ottava tappa

Sostegno di Corticella

La parete di mattoni lungo la restare che ospita la Madonnina dell’Olmo un tempo offriva acqua fresca ai viandanti e nella conserva sotterranea fungeva da frigorifero di servizio. Fino al 1560, anno in cui la navigazione sul canale fu decisamente migliorata grazie al nuovo porto dentro le mura e alle soluzioni idrauliche del Vignola, Corticella fu il porto della città. Qui, diversamente dai precedenti sostegni, la conca ha un’elegante forma ovale disegnata dal Vignola. La Casa del Sostegnarolo come al Battiferro si trova su un’isola. A fianco vi è la sede della Gabella Grossa e una centrale elettrica, oggi abitazione privata. All’interno di queste costruzioni sono ancora esistenti organi di controllo idraulico del flusso delle acque del canale. Nelle vicinanze l’acqua alimentava le pale di un molino di cui oggi si riconosce l’ingresso su via Corticella: il Mulino Dei Poeti che fu di proprietà dei Signori di Bologna. Oggi ancora alimenta l’ampio specchio d’acqua, il Pelago, in cui le barche sostavano per operazioni di carico e scarico delle merci destinate via stradale alla città. 

Sapevate che?

Corticella era meta di gite in barca alla scoperta delle acque curative delle “Antiche Fonti”. Nel 1826, attorno a una sorgente di acqua “marziale” (ferruginosa), il farmacista Giovanni Minelli creò il Parco omonimo. L’acqua minerale cesserà di sgorgare negli anni Cinquanta. Lungo tutto il Novecento, attrezzato con pista da ballo, il parco offriva spazio a parate in maschera e spettacoli di fuochi d’artificio, dopo l’escursione lungo il Canale. La decadenza risale a fine anni ‘50 quando la fonte si esaurisce.

 

Fonte: 

Il Nostro Navile a cura di Mauro Tolomelli

NONA tappa

Ponte del Vignola

Il ponte sul Canale Navile, a Corticella, è già ricordato in documenti del XIII° secolo. La data di costruzione, infatti, viene fatta risalire al 1289. Non vi è la certezza che sia opera del Vignola, ma l’attribuzione è in omaggio al grande architetto cui si deve la strutturazione del Porto di Bologna dentro le mura e gli ultimi sostegni. Qui si trova    il Palazzo della Dogana che controllava gli ingressi di merci e persone. Nella Parte inferiore era la sala d’attesa dei passeggeri dei burchielli che divenne locale di imbottigliamento per le Acque Salutari delle Antiche Fonti, scoperte da Giovanni Minelli nel 1826, la cui farmacia era sotto il portico del lato sulla via delle Fonti, già antica via di Galliera. Sono ancora visibili sulla parete fronte Navile stemmi delle casate più importanti del 1500.

Sapevate che?

La riscossione dei dazi avveniva ad opera della Gabella Grossa. Le tasse ricavate dal commercio sul Navile erano destinate all’Università. I commerci lungo il canale per secoli hanno alimentato gli studi e la conoscenza. Tradizioni e folklore, cultura contadina e sostenibile, rispetto per l’ambiente e insieme educazione e formazione per i giovani che accorrevano a Bologna da ogni paese europeo. 

Fonte: 

“Il Nostro Navile” a cura di Mauro Tolomelli